Il cuore della privacy oggi è sempre più la trasparenza: informazioni chiare, complete e coerenti, anche nella comunicazione informale. In questo senso, sull’app di tracking anti-COVID 19 il Governo è partito male.

Il tema vero della privacy, attuale e futura, è sempre di più la trasparenza, cioè ricevere informazioni preventive che diano effettiva consapevolezza di cosa succederà dei dati che ci riguardano (e attenzione al fatto che anche le informazioni relative ai gruppi quasi sempre, all’origine, riguardano persone fisiche identificate o identificabili: l’anonimizzazione/aggregazione avviene in un secondo passaggio).

In soldoni, è un dato di fatto che l’efficacia concreta del consenso va rapidamente scemando: di fronte alla sempre maggiore complessità e sofisticatezza dei sistemi e dei processi di trattamento, ed alla conseguente difficoltà di “raccontarli” in modo facilmente comprensibile per tutti e possibilmente conciso, il consenso è sempre meno libero perché sempre meno informato.

Per garantire vera consapevolezza (o almeno la concreta possibilità di acquisirla), bisogna ri-disegnare i modelli con cui forniamo queste informazioni (e in questo senso le iniziative legate al legal design sono sempre più diffuse e variegate).

Gli altri elementi basilari, che vanno sempre preservati e rafforzati, sono la certezza del diritto (norme anch’esse chiare e sopratutto redatte con attenzione e competenza, per assicurare la coerenza con le norme precedenti e il complessivo ordinamento giuridico in cui si inseriscono) e la garanzia di tutela giurisdizionale: deve sempre esserci un “Giudice a Berlino” cui rivolgersi per difendere i propri diritti (tutti, non solo quello alla protezione dei dati personali).

Da ultimo, sono utili tutte le azioni (iniziative legislative, tecnologiche, campagne mediatiche) capaci di rafforzare la fiducia dei cittadini nei servizi digitali: a questo proposito, non mi pare sia cominciata bene l’avventura dell’app di tracking anti-COVID 19 “Immuni”, con una comunicazione scoordinata lasciata ai media, priva di sufficienti informazioni concrete (probabilmente ad oggi sconosciute anche al Governo, perché tuttora in fase di definizione) sulle caratteristiche di funzionamento (tecnologia ma soprattutto i processi) e accompagnata dalla contraddizione tra, da un lato, l’affermazione della volontarietà dell’attivazione da parte degli utenti e, dall’altro lato, l’annuncio di “ limitazioni alla mobilità” per chi decidesse di non utilizzarla…. forse era meglio chiarirsi le idee prima e organizzare una informazione/comunicazione strutturata, in modo da evitare di partire con l’handicap di più che naturali reazioni di sdegno, timore e ostilità da parte del pubblico.